Il sito di Hanford, un tempo cuore del Progetto Manhattan e simbolo dell’era nucleare, si prepara a un futuro sostenibile con la trasformazione in un impianto fotovoltaico da 1 GW. Tuttavia, la vera sfida è la complessa e rischiosa bonifica dei materiali radioattivi, un’impresa titanica che richiederà anni di lavoro e ingenti investimenti
Il governo americano ha recentemente annunciato un ambizioso piano per il futuro del sito di Hanford, un tempo cuore del Progetto Manhattan e simbolo dell’era nucleare. L’intenzione è di trasformare questa vasta area, attualmente un deposito di materiali radioattivi, in un impianto fotovoltaico capace di generare 1 GW di energia pulita (https://www.energy.gov/). Tuttavia, questo progetto solleva una serie di questioni cruciali riguardanti la bonifica e la sicurezza ambientale, evidenziando le complessità e i rischi associati alla dismissione di impianti nucleari.
Il sito di Hanford, situato nello Stato di Washington, fu creato negli anni ’40 per la produzione di plutonio utilizzato nella prima bomba atomica. Questo impianto, parte integrante del Progetto Manhattan, ha lasciato una pesante eredità di contaminazione radioattiva. Oggi, Hanford è uno dei siti più contaminati del mondo, con enormi quantità di materiale radioattivo da smaltire, inclusi liquidi, attrezzi e macchinari utilizzati per la lavorazione del plutonio (sito ufficiale Hanford).
Il piano del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) per trasformare Hanford in un impianto fotovoltaico è senza dubbio innovativo e ambizioso. Secondo il DOE, questo progetto rientra nell’iniziativa “Cleanup to Clean Energy“, che mira a riqualificare aree contaminate trasformandole in fonti di energia pulita. Tuttavia, prima che i pannelli solari possano essere installati, l’area deve essere completamente bonificata.
La bonifica del sito di Hanford è una sfida tecnica ed economica colossale. Il processo richiede la rimozione e lo smaltimento sicuro di materiali altamente radioattivi, un’operazione che secondo le stime richiederà almeno cinque anni. Le cisterne contenenti liquidi radioattivi, i macchinari contaminati e le barre di plutonio devono essere trasportati in siti specializzati per la sepoltura permanente.
Uno degli aspetti più preoccupanti è il rischio di contaminazione delle falde acquifere e del vicino fiume Columbia. La gestione inadeguata delle scorie potrebbe avere conseguenze disastrose per l’ambiente e la salute pubblica. Il DOE ha sottolineato l’importanza di garantire che ogni passo del processo di bonifica sia eseguito con la massima precisione e sicurezza.
Le procedure di dismissione includono la gestione delle cisterne contenenti liquidi radioattivi attraverso la “vetrificazione”. Questo processo consiste nel trasformare i liquidi radioattivi in una forma solida stabile, fondendoli con il vetro. La vetrificazione è fondamentale per ridurre il rischio di dispersione dei materiali radioattivi nell’ambiente, rendendoli più sicuri per lo stoccaggio a lungo termine.
Oltre alla vetrificazione, vi è la decontaminazione e lo smantellamento di strutture altamente radioattive. Questo comporta la rimozione manuale e robotica dei materiali, utilizzando tecnologie avanzate per minimizzare l’esposizione dei lavoratori alle radiazioni. Tutto il materiale contaminato viene poi trasportato in siti appositamente predisposti per la sepoltura geologica profonda, dove rimarranno isolati dalla biosfera.
La vera “notizia” non dovrebbe essere la creazione di una nuova gigafarm fotovoltaica, ma l’impresa e l’investimento straordinario nella dismissione complessa e rischiosa di un vecchio impianto nucleare. Questo sforzo rappresenta una delle più grandi sfide ambientali e tecniche del nostro tempo.
La decisione di costruire un impianto fotovoltaico sul sito di Hanford rappresenta un significativo passo avanti verso l’adozione di energie rinnovabili. Le tecnologie fotovoltaiche non solo offrono una fonte di energia pulita, ma sono anche esenti dai rischi associati ai rifiuti radioattivi. Questo progetto evidenzia un importante contrasto tra le fonti di energia rinnovabile e quelle nucleari, sottolineando come le prime possano contribuire alla sicurezza ambientale e alla sostenibilità a lungo termine.
Il progetto di trasformazione del sito di Hanford in un impianto fotovoltaico rappresenta una straordinaria opportunità per promuovere l’energia pulita. Tuttavia, mette anche in luce le enormi sfide legate alla bonifica di impianti nucleari dismessi, la complessità e i rischi del nucleare, enfatizzando la necessità di soluzioni energetiche sostenibili e sicure per il futuro.
Nella foto il sito di Hanford (fonte Wikimedia)