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Intervista a Giovanni Simoni

By 5 Aprile, 2013Marzo 23rd, 2017No Comments

Leggi la biografia di Giovanni Simoni

Simoni risponde alle accuse mosse da Chicco Testa al Fotovoltaico.

Perché vogliono uccidere il fotovoltaico?

Le scorse settimane abbiamo assistito alla circolazione del pamphlet “Chi ha ucciso le rinnovabili”, in cui il Presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, sferra l’ennesimo violento attacco “ideologico” al fotovoltaico, ascrivendo a questa fonte la colpa della battuta d’arresto delle fonti rinnovabili in Italia, proprio a causa dei generosi incentivi erogati al solare negli ultimi anni.

La diffusione del contenuto del “libretto giallo” è poi proseguita su vari canali televisivi minori, su web tv, su riviste specializzate: una vera e propria campagna intesa, pur dicendo il contrario, a screditare – presso l’opinione pubblica e possibilmente i nuovi interlocutori “politici” – il settore del fotovoltaico.

Per il momento nessuno ha “ucciso le rinnovabili”, ma ora sappiamo chi vuol uccidere il fotovoltaico: Chicco Testa, non nuovo testimone di appassionate campagne contrarie alla logica.

L’accanimento è certamente inteso a evitare che il settore fotovoltaico possa continuare a svilupparsi (e questo possiamo dire contro ogni logica-Paese), ma anche che “esca”, per quanto possibile, dal mercato elettrico per riaprire spazio alle produzioni termoelettriche oggi in crisi di “abbondanza capacitiva” (anche qui contro ogni logica ambientale orami consolidata a tutti i livelli).

Come fare? si sarà chiesto Testa, e tra le diverse possibilità ha scelto quella più semplice. Dimostrare che si sono dilapidate risorse pubbliche con le quali avremmo potuto fare tanti ospedali, nuove strade, metropolitane, salvare bambini e invece i decisori pubblici, spinti da decine di migliaia di elettricisti italiani, si sono lasciati convincere ad adottare una fonte pulita di energia! Dimostrando ciò si può evitare che ci siano ripensamenti su eventuali nuovi aiuti al settore.

Ma tutto questo non basta perché il parco fotovoltaico installato già produce effetti positivi (o negativi dal punto di vista di Assoelettrica), riducendo il prezzo nel mercato elettrico nella fascia “pregiata” F1, diminuendo le ore di funzionamento media del settore termoelettrico e conquistando spazi sempre crescenti di un mercato (quello elettrico) che per molti anni ancora non potrà vedere significativi aumenti. Si deve allora cercare, in qualsiasi modo, di evitare, per quanto possibile, che l’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico arrivi al mercato. Per questo proviamo, dicono in Assoelettrica, a mettere in discussione il “dispacciamento prioritario” e a cambiare le regole base della Borsa elettrica per ridurre i vantaggi che può avere una fonte rinnovabile di energia nell’immissione in rete.

Sussidi alle fonti rinnovabili e sussidi alle fonti fossili

Pochi i temi: gli incentivi dati in Italia, almeno con 5 anni di ritardo rispetto a quanto fatto in Germania, non sono stati altro che l’adeguamento alla politica di risanamento ambientale dell’Unione Europea.

Quelli dati al fotovoltaico, e ormai terminati, non sono, per il momento neppure paragonabili a quelli di cui hanno usufruito le fonti fossili negli ultimi anni.

Un solo esempio: dal 1992 a tutto il 2011 le cosiddette “fonti assimilate” del CIP 6 (di cui hanno beneficiato interamente operatori del settore fossile) hanno ricevuto sussidi per un totale (dati GSE) di 38,41 miliardi di euro.

Nel documento annuale dell’AEEG si rilevano chiaramente che i “fruitori” dei sussidi CIP6 sono un ristretto numero di 8 aziende che continuano a beneficiare, a più di 20 anni dalla sua concezione, del perverso meccanismo di incentivazione alle fonti c.d. assimilate, ovvero l’invenzione nata negli ‘90 grazie alla quale i petrolieri sono riusciti a farsi finanziare enormi impianti a ciclo combinato (da 800 MW a 1200 MW ciascuno) alimentati dagli scarti di raffineria equiparandoli di fatto a fonti rinnovabili. Il costo annuo totale dell’energia in convenzione CIP 6 è pari a circa 2,4 miliardi di euro di cui 800 milioni di Euro di componente incentivante (calcolati nella componente A3): AEEG sostanzialmente rileva che sono solo 8 i fruitori di tale schema e li elenca. A noi basta capire che essi hanno percepito e continuano a percepire un sussidio pro-capite di circa 100 milioni/anno a testa …

E mancano ancora i dati del 2012 e di quelli che verranno ancora versati fino al 2022!  Ma, oltre a questi, in diverse altre forme i fossili hanno potuto godere di sussidi veri e propri che Legambiente ha calcolato in oltre 100 miliardi di euro.

A tutto il 2011 il fotovoltaico ha ricevuto (bilanci GSE) erogazioni per un totale di poco più di 5 miliardi di euro (importi effettivamente erogati dal GSE).

A livello internazionale  la IEA ha calcolato che le fonti fossili hanno ricevuto, l’anno scorso, circa un trilione di dollari contro gli 80/90 miliardi delle rinnovabili.

Noi non abbiamo tempi e mezzi per scrivere un libro sugli incentivi ai fossili (diventerebbe un volume di centinaia di pagine) e rimandiamo i lettori alla numerosissima bibliografia in proposito, certo è che le rinnovabili non possono  essere attaccate sul tema dei sussidi se si confrontano con le fonti tradizionali.

E’ vero che si poteva fare meglio, forse risparmiando, nel breve un po’ di soldi, ma si devono sempre fare i conti anche con i benefici che, nel lungo termine, appaiono di gran lunga superiori.

Gli effetti degli investimenti nelle fonti rinnovabili

I sussidi erogati alle fonti rinnovabili hanno prodotto numerosi benefici:

  1. Riduzione della dipendenza energetica del nostro paese dall’estero (leggi Russia, Algeria, ecc., ovvero  paesi di dubbia affidabilità, abbiamo forse dimenticato i problemi avuti nel 2003?). Nel solo 2012 abbiamo evitato di importare 2 miliardi di euro di gas.
  2. Riduzione del prezzo orario di picco dell’energia, con importanti ricadute sui clienti industriali. L’osservatorio IREX (Bocconi) ha valutato in circa 1,5 miliardi di euro l’effetto del peak shaving del 2012!
  3. Riduzione delle emissioni da gas serra in linea con gli accordi internazionali già sottoscritti dall’Italia (450 kg per ogni MWh prodotto).

Le mistificazioni

Non è vero che l’introduzione del fotovoltaico in Italia ha prodotto come risultato globale un effetto negativo sulla bilancia commerciale in quanto il saldo è largamente influenzato dall’import di componenti di fabbricazione estera. Non solo si trascura il dettaglio che l’importazione era concentrata in soli 2 anni (2010 e 2011), mentre i benefici sul risparmio ci saranno per sempre (quel gas/petrolio l’Italia non lo importerà mai più), ma che per l’acquisto dei componenti esteri (circa la metà dell’investimento nel parco fotovoltaico italiano) sono stati impiegati finanziamenti esteri!

Allo stesso tempo è interessante notare che, comportamenti collusivi dei produttori fossili, hanno stabilmente “creato” un nuovo picco di prezzo nelle ore pre-serali e serali, ovvero quando l’effetto fotovoltaico sulla formazione del prezzo svanisce. Il nuovo prezzo si posiziona a livelli ben più elevati di quelli relativi al tradizionale picco diurno osservabili in passato (in media prezzi superiori ai 100 Euro/MWh, con picchi superiori in alcune zone, come la Sicilia). Crediamo che sia addirittura superfluo sottolineare il goffo tentativo di Assoelettrica di presentare questa nuova dinamica del mercato elettrico come un problema piuttosto che come un beneficio per quei clienti finali che riescono a beneficiare di tariffe legate al prezzo orario (ovvero la maggior parte degli industriali).

Sovra-capacità e “Capacity Payment”

Nel paper di Assolelettrica non si fa, se non velatamente, un chiaro riferimento al “cuore” del problema e alle ragioni dell’attacco frontale di Assoelettrica (che altrimenti non sarebbe spiegabile dal momento che gli incentivi sono ormai limitati per legge e quindi non vi è alcuna possibilità di erogarne di nuovi), e cioè agli impianti da fonte fossili che stanno soffrendo terribilmente a causa della congiuntura economica che ha portato il cosiddetto spark-spread (cioè il margine sulla generazione elettrica) a essere addirittura negativo con prezzi take-or-pay per l’approvvigionamento del gas concordati in periodo pre-crisi e ipotesi di domanda elettricità (e quindi di prezzi) in continua salita.

Purtroppo la mancanza di domanda industriale e il contemporaneo avvento del fotovoltaico che nelle ore di punta ha portato di fatto a saturare parzialmente la domanda, con conseguente riduzione del prezzo, ha portato come conseguenza ad un utilizzo limitato degli impianti fossili che attualmente lavorano a pieno regime solo nelle ore del “nuovo” picco serale (ovvero quello creato ad hoc per ristornare parte dei margini persi durante le ore diurne ove la maggior parte degli impianti sono spenti per evitare di lavorare a margini negativi).

A fronte di tale situazione di sovra-capacità strutturale, Assoelettrica e i suoi associati di concerto con l’Autorità per l’Energia Elettrica, hanno proposto l’introduzione di Capacity Payment a fronte della “messa in sicurezza” del sistema elettrico dipendente da fonti non-programmabili. Noi traduciamo tale proposta nella sostanziale richiesta che le fonti tradizionali debbano essere indennizzate dalle fonti rinnovabili per averle parzialmente estromesse dalla curva di dispacciamento!

Assoelettrica dimentica però di menzionare che esistono già degli importi pagati dalle fonti non-programmabili, ex Delibera AEEG n. 281 effettiva dal 1 Gennaio 2013, e che tali cifre, soprattutto per le unità rilevanti si stima possano arrivare già nella seconda metà del 2013 ad importi assai ragguardevoli (da 7 a 10 euro/MWh per il vento e da 5 a 7 euro/MWh per il fotovoltaico).

I beneficiari degli incentivi

Assoelettrica definisce l’investimento in fotovoltaico “privo di rischio” paragonandolo ad un “BOT (erroneamente confuso con un BTP vista la durata pluriennale dell’investimento) che rende il 20%”. Indubbiamente un tale rendimento avrebbe attirato una pletora di potenziali investitori che però al momento noi abbiamo difficoltà ad individuare. Al contrario, osserviamo che il mercato è pieno di venditori che, finalmente consci della realtà, ovvero che un campo fotovoltaico è nei fatti un asset industriale con tanto di rischi connessi (prezzo elettricità variabile, performance impianto, costi sistema non-previsti, ecc.) hanno visto le proprie stime di ritorno mutare drasticamente negli ultimi anni sino a far maturare la decisione di vendere a valori non lontani da quello di libro…

Il problema è che in un contesto come l’attuale vi è una cronica mancanza di investitori, poiché soprattutto gli stranieri non si fidano più di un Sistema Paese che continua a cambiare le regole del gioco e con esse la certezza di un investimento per sua natura pluriennale. Siamo d’accordo sul fatto che in prima battuta si sia erroneamente consentita la vendita delle autorizzazioni, alimentando un mercato fatto in parte di affaristi e burocrati locali, ma senz’altro questo fenomeno è stato concentrato nel tempo (tale schema non si è potuto replicare con incentivi successivi al II Conto Energia).

Fotovoltaico e criminalità organizzata

Siamo, infine, costretti a rispondere con maggior veemenza alla grave equazione di Assoelettrica per la quale il fotovoltaico è stato foriero di business per la malavita organizzata. Ci preme infatti ricordare che, proprio perché nell’occhio del ciclone post “salva-Alcoa”, tutti gli impianti incentivabili hanno subito un’attentissima ispezione da parte del GSE (organo totalmente indipendente dai “poteri locali” e con specifico mandato di salvaguardare il tetto massimo degli incentivi) e quelli che sono stati ritenuti al 100% idonei lo erano senz’altro ai tempi dell’istruttoria, altrimenti, come in tantissimi casi, sarebbero stati esclusi degli incentivi. Ovviamente non sosteniamo che il fotovoltaico sia un settore incontaminato da comportamenti non completamente integri, ma ci chiediamo anche se non lo siano tutti gli altri settori industriali che magari, peraltro, non beneficiano di un livello di controllo regolamentare severo quanto il fotovoltaico

Superando le polemiche che Chicco Testa ha voluto e continua a voler intavolare un dialogo (la via scelta per “salvare” quanto può del settore che rappresenta), ci troviamo invece in sintonia con alcuni dei suggerimenti di Assoelettrica:

  • Continuare a lavorare sull’efficienza energetica, purtroppo ancora agli albori
  • Lavorare sullo stoccaggio  dell’energia per arginare la volatilità dell’immissione in rete

A conclusione di questo documento vorremmo suggerire al Dott. Testa di attenersi a un comportamento più istituzionale e meno fazioso come si addice ad una importante associazione della realtà energetica nazionale.

Giovanni Simoni

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