Intervento di Giovanni Simoni pubblicato sul Quotidiano Energia del 14 ottobre 2013.
Il costo dei Seu? Mettiamolo nei bond
Solo 1 € annuo a famiglia. Impensabili azioni retroattive. Successo emissioni obbligazionarie sarà verifica accettazione Fer
L’equazione è di quelle che in matematica si chiamano “iperstatiche”: quelle cioè nelle quali le incognite sono in numero maggiore delle equazioni necessarie alla soluzione del sistema.
Dal un lato la situazione generale dell’economia del Paese con uno stock del debito molto alto (ha superato i 2000 miliardi di euro); i vincoli europei del 3% nel rapporto interessi del debito/PIL; l’esigenza di ridurre le bollette degli italiani attraverso, tra l’altro, una riduzione della componente A3 e di altri minori oneri che gravano sulle stesse; l’esigenza di mantenere in vita il settore delle energie rinnovabili che, dopo un passato di incentivi anche generosi, si avvia al mercato senza più sostegni; l’evidente impossibilità di appensantire il debito pubblico che anzi deve, come minimo, rientrare dall’attuale 3,1 al 3%, vincolo europeo di difficile superamento.
Ne consegue che, se non si possono ridurre i carichi fiscali sulle bollette (si andrebbe necessariamente ad appesantire il bilancio dello Stato) si cerca ora di agire sugli oneri di sistema (la “famigerata” A3). Mi rendo conto che questa affermazione è un pò estrema, ma necessaria per chiarire il dibattito attuale sulle fonti rinnovabili.