Si può adattare il territorio al cambiamento climatico?
L’evento “FestAmbienteMediterraneo”, organizzato dalla Legambiente, tenutosi a Palermo dal 14 al 17 settembre, ha permesso di affrontare in modo del tutto informale ma molto professionale alcuni aspetti legati al grande tema del cambiamento climatico (sintetizzato molto bene dal climatologo prof. Navarra).
Si è discusso di acqua, di sole e di agricoltura sia per un confronto sullo stato delle cose e del processo in corso, sia delle possibili misure per adattare il territorio locale alle conseguenze del cambiamento. Il dibattito molto sentito a valle di un’estate (che a Palermo sembrava tutt’altro che finita) caratterizzata da alte temperature e siccità diffusa. Anche le colture mediterranee per eccellenza, gli ulivi, hanno fortemente patito la scarsità d’acqua: le olive saranno più piccole e la produzione d’olio ne risentirà negativamente.Ho colto questa occasione per lanciare una proposta di ampio respiro: la creazione di un progetto denominato “Sicilia2CLab” (S2L).
Per chiarire cosa sarà S2L è bene premettere alcune considerazioni.
a) Le immediate conseguenze (ben visibili anche a Roma) di una scarsità di precipitazioni piovose per periodi molto lunghi, sono la siccità e i danni alle colture.
b) Emerge potente un “problema acqua” se possibile ancora più essenziale del tema energetico, ma fortemente interconnesso con la domanda di energia per estrarre, muovere e distribuire la risorsa idrica. Sia per le destinazioni agricole, sia per quelle industriali, domestiche e potabili.
c) Le fonti rinnovabili, ed in particolare il “solare-fotovoltaico”, hanno già raggiunto, per la gran parte dei possibili utilizzi, la piena economicità d’impiego. Le caratteristiche negative del solare, legate ai cicli stagionali e giornalieri e alle condizioni climatiche locali sono in via di superamento con lo sviluppo di sistemi di accumulo progressivamente meno costosi e con ingegneria d’integrazione con altre fonti rinnovabili più “regolabili”.
d) All’energia e all’acqua si associano da tempo i concetti e le tecniche di “energy-saving” ed di “water-saving” : una cultura dell’uso delle risorse che proprio il processo di cambiamento climatico ha sviluppato, ma sul quale c’è ancora moltissimo da fare.
e) Il clima siciliano e le condizioni dell’indice di siccità sono molto simili in molte aree del territorio regionale a molte aree dei diversi paesi del sud del mediterraneo. Nel giugno scorso il Cnr ha dichiarato che il 70% del territorio siciliano è a rischio desertificazione: in particolare le provincie di Siracusa, Enna, Ragusa, Trapani ed Agrigento. E’ la salinizzazione delle acque il vero alleato della desertificazione: a Lampedusa non cresce più nulla!! Una falda di acqua dolce se troppo sfruttata diminuisce di spessore e lascia “entrare” acqua marina: la falda, così inquinata, non torna più utilizzabile se non dopo trattamenti costosi sulle acque estratte.
f) Le condizioni siciliane rischiano di diventare “peggiori” di quelle di alcuni paesi del Nord Africa. Nello scorso mese le temperature medie di Casablanca e Rabat sono state di circa 8°C inferiori a quelle medie siciliane!
g) Le condizioni climatiche “convergenti”, contro le quali, nel breve, possiamo fare ben poco, possono invece essere lo spunto per dar vita ad iniziative riproducibili sulle due sponde del Mediterraneo in particolare nel settore dell’agricoltura “sostenibile”. La Sicilia è “Regione dell’Accoglienza”, ma ha tutte le carte in regola per proporsi anche come il “terreno adatto” a collaborazioni bilaterali che abbiano lo scopo di scambiarsi esperienze, promuovere l’innovazione, individuare le risorse finanziarie per realizzare, qui e là, investimenti produttivi.
h) In Sicilia sono presenti ed in esercizio (tra l’altro): sistemi di dissalazione delle acque marine o salmastre a fini irrigui e sistemi di depurazione e di potabilizzazione all’avanguardia tecnologica; sistemi di perforazione profonda per recuperare acqua da falde profonde (anche 500mt); impianti di pompaggio per l’estrazione delle acque e per la loro distribuzione; impianti di irrigazione “goccia a goccia” di ogni dimensione; impianti fotovoltaici di ogni dimensione e potenza che riversano l’energia elettrica in rete; impianti eolici di grandi dimensioni che riversano l’energia elettrica in rete; sistemi di coltivazione di prodotti agricoli tipici delle aree mediterranee; sistemi di conservazione e stivaggio dei prodotti agricoli per l’esportazione “in continente”.
La Sicilia è la Regione più grande d’Italia, posizionata nel centro del Mediterraneo, dove necessariamente i problemi millenari legati all’acqua e allo sviluppo delle produzioni agricole sono, da sempre, i temi centrali della crescita del territorio. Qui si è colta con grande tempestività l’occasione degli incentivi alle rinnovabili e solare ed eolico già installato soddisfano in alcune stagioni ed in alcuni giorni, l’intero fabbisogno elettrico dell’isola. Le isole minori della Regione hanno sviluppato grande esperienza nell’installazione e gestione di dissalatori. Giustamente si è capito che l’acqua è disponibile in grandi quantità quando si guarda al mare. La tecnologia di oggi e dei prossimi anni permetterà di continuare ad affrontare e risolvere problemi “cruciali”.
La gran parte delle esperienze fatte sul territorio siciliano sono, tuttavia, “isolate”, i dati tecnici e economici, strettamente in mano ai singoli proprietari delle diverse iniziative impiantistiche: manca una “messa in comune”, e non si coglie il patrimonio di conoscenze così sviluppate.
In Sicilia esistono le condizioni per sviluppare ulteriormente le potenzialità delle nuove tecnologie dell’acqua e delle rinnovabili, ma anche quelle legate alla cooperazione tecnico commerciale con i paesi del Nord Africa che, per molti versi, si trovano in condizioni di grande similitudine con il territorio dell’isola.
E’ da queste considerazioni che nasce il progetto “Sicilia2CLab”. Inizialmente S2L è un marchio di qualità basato su un apposito disciplinare (già avviato da Kenergia Srl) inteso a selezionare gli impianti e le applicazioni delle fonti rinnovabili rispondenti a criteri di progettazione, installazione e gestione caratterizzati da contenuti di qualità, innovazione e ripetibili in situazioni analoghe.
Il marchio e disciplinare saranno resi disponibili ad una “società di scopo” (SPV) aperta a tutte le Pmi interessate ai mercati delle rinnovabili e delle applicazioni sostenibili dei paesi del Nord Africa. In questa prima fase un Comitato Tecnico, sulla base del disciplinare, valuterà l’ammissione al progetto di chi chiederà di farne parte e, nel caso fosse necessario, potrà indicare misure correttive per essere ammesso. Si riuscirà, in tal modo, a rappresentare, l’insieme degli esempi virtuosi esistenti in Sicilia con i soggetti ammessi a far parte di S2L.
L’insieme dei partecipanti non sarà solo una “comunità”, ma i singoli componenti su base volontaristica potranno valorizzare la propria esperienza e partecipare alle diverse iniziative che saranno avviate (realizzazione di progetti pilota, programmi di cooperazione…).
Ma tutto ciò diventerà un fondamentale elemento di cooperazione con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo se le iniziative sul territorio siciliano potranno essere non solo seguite, ma “accompagnate” da analoghe iniziative in uno o due Paesi africani vicini.
Il “gemellaggio” tra due o più progetti con finalità simili aumenterà la possibilità di acquisire esperienze di gestione e raccogliere dati tecnici ed economici essenziali per la diffusione di insediamenti, nei due territori, di “adattamento ai cambiamenti climatici”.
La siccità, la carenza di risorse idriche, endemica storicamente o conseguenza dei cambiamenti del clima, sta diventando un forte stimolo per un utilizzo più estensivo delle pratiche di “agricoltura efficiente” : un settore che vede il nostro Paese all’avanguardia e sul quale possiamo fondare una delle tante politiche di cooperazione e rispondere anche concretamente al teorema politicamente diffuso, ma scarsamente praticato, del “aiutiamoli a casa loro”.
L’intera regione Sicilia con le competenze e le esperienze diffuse potrà allora, riunendo le esperienze fatte in casa, essere davvero quel “laboratorio a cielo aperto” nelle pratiche di agricoltura sostenibile per le colture mediterranee da sviluppare ulteriormente in cooperazione con operatori dei Paesi mediterranei.
Per sostenere l’intera iniziativa in corso di preparazione, sono disponibili diverse fonti di finanziamento sia nazionali, sia europee: si tratta di metter insieme i tasselli di un ampio mosaico con una visione unitaria ancora non adottata.
Giovanni Simoni