Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden tiene un discorso sullo Stato dell’Unione al Congresso degli Stati Uniti il 7 febbraio 2023: https://www.whitehouse.gov/state-of-the-union-2023/
Duplice il senso del contenuto. Non ci si poteva aspettare niente di diverso, alla luce dei recenti conflitti bellici e delle pesanti tensioni sul piano geopolitico ed economico.
Quello che è certo (e positivo) riguardo all’approccio verso la transizione energetica, è che tutte le economie occidentali (per lo più, anche se non solo) guardano oggi alla crisi climatica con uno stimolo maggiore rispetto al recente passato. Ovvero, l’indipendenza energetica.
Che gli Usa l’abbiano raggiunta è noto. Ad oggi sono esportatori netti di combustibili fossili. Ma la narrazione del cambiamento climatico sempre essere giunta ad un punto di consolidamento “bipartisan” al quale vengono richiamate tutte le forze politiche.
Il Presidente Biden ha da un lato, ha riconosciuto la necessità di passare a fonti di energia più pulite e sostenibili, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Dall’altro lato, ha anche sottolineato l’importanza della produzione di petrolio nazionale e della creazione di posti di lavoro nell’industria del petrolio e del gas.
Il Presidente ha proposto investimenti in energie pulite, una nuova rete elettrica più resistente alle avversità metereologiche, 500.000 nuove colonnine di ricarica per veicoli elettrici e stoccaggio dell’energia, che creerebbero posti di lavoro e aiuterebbero a trasformare il paese dai combustibili fossili.
Tuttavia, Biden ha anche riconosciuto l’importanza dell’industria petrolifera, dal punto di vista strategico ed economico, che è una fonte importante di impiego in alcune parti del paese.
“L’inflation Reduction Act” dell’agosto 2022 (https://www.whitehouse.gov/cleanenergy/inflation-reduction-act-guidebook/) è il programma con i maggiori finanziamenti mai stanziati nella storia: 350 miliardi di dollari. Ma La conclusione è ancora quanto mai scontata: “abbiamo ancora molto lavoro da fare”.