Il report “World Energy Employment 2023” della International Energy Agency (IEA), curato da un team di esperti sotto la guida di Laura Cozzi e Daniel Wetzel, offre una panoramica dettagliata e approfondita del panorama occupazionale nel settore energetico durante un periodo di significativa transizione verso le energie rinnovabili. Questo documento, fondamentale per comprendere sia lo stato attuale che le prospettive future dell’occupazione nel settore, mette in luce le competenze necessarie per sostenere e guidare questa transizione.
Il report esplora un’ampia gamma di ruoli nel settore energetico, che variano dalla produzione alla distribuzione e al consumo di energia. Questi ruoli comprendono posizioni in settori tradizionali come il petrolio e il gas, ma si estendono anche a quelli emergenti come l’energia eolica e solare, oltre alle tecnologie per l’efficienza energetica. Un aspetto cruciale messo in evidenza è l’importanza delle competenze digitali, considerate fondamentali per modernizzare il settore e rendere l’energia più efficiente e sostenibile.
In questo contesto, il report evidenzia come la crescita delle energie rinnovabili possa essere un potente motore di creazione di posti di lavoro. Non solo offre la possibilità di sviluppare nuovi ruoli direttamente legati alle tecnologie rinnovabili, ma stimola anche l’innovazione in settori collegati come la produzione di attrezzature, la ricerca e lo sviluppo, e la gestione della rete elettrica. Si prevede che l’espansione delle energie rinnovabili non solo compenserà i posti di lavoro persi nella transizione dai combustibili fossili, ma potrebbe anche portare a un incremento netto dell’occupazione nel settore energetico.
Il report affronta anche la questione della rappresentanza delle donne nel settore energetico, sottolineando come questo sia un ambito in cui la loro presenza è storicamente sottorappresentata. Le donne costituiscono meno di un quinto della forza lavoro nel settore, con una percentuale inferiore al 20%, molto al di sotto della media globale del 40% in tutti i settori economici. Anche nelle posizioni dirigenziali, la rappresentanza femminile si attesta intorno al 18%, in linea con la media più ampia dell’economia.
Per ridurre questo divario di genere, è fondamentale aumentare il numero di donne che accedono a programmi di formazione e istruzione legati al settore energetico. L’educazione in campi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) gioca un ruolo cruciale in questo contesto. Negli Stati Uniti, ad esempio, c’è stata una leggera crescita nel numero di laureate in questi campi, mentre in India e negli Stati Uniti, più del 40% dei diplomi STEM sono stati conseguiti da donne nel 2020. Tuttavia, in contrasto, l’Unione Europea ha visto una percentuale di lauree STEM ottenute da donne rimanere costante intorno al 15% dal 2013.
L’IEA ha sviluppato una serie di indicatori attraverso la sua Iniziativa sulla Diversità di Genere per assistere gli sforzi volti a ridurre il divario di genere. Questi indicatori comprendono l’equilibrio di genere nella presa di decisioni, nell’imprenditorialità, nell’innovazione e analisi del divario retributivo tra uomini e donne.
In definitiva, la transizione del settore energetico verso pratiche più pulite e sostenibili apre la strada a importanti considerazioni riguardo gli investimenti e le decisioni politiche. Questi aspetti, oltre a guidare la trasformazione tecnologica, hanno il potenziale di influenzare positivamente l’integrazione delle donne nel settore. È essenziale che strategie di investimento mirate e politiche inclusive vengano adottate per promuovere non solo l’innovazione, ma anche per creare un ambiente lavorativo equo e rappresentativo. Un impegno in questo senso potrebbe rendere il settore energetico un modello di diversità e parità di genere, arricchendo il campo con prospettive e competenze diverse.