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Intervista pubblicata su Quotidianoenergia.it

Il Ceo di Kenergia a QE: “Ero scettico ma ora mi sono convinto. Nel transitorio ci sarà cabina di regia per concertare posizioni, prevista una direzione per la generazione distribuita. Non servono incentivi ma regole”

di C. M.

 

“Certo, ero scettico. Ma mi sono bastate 24 ore per cambiare idea”. Circa un mese e mezzo fa Giovanni Simoni (Ceo di Kenergia ed ex presidente di Assosolare) proprio in un intervento su QE era stato critico sulla convenienza del matrimonio tra assoRinnovabili e Assoelettrica per il mondo delle Fer (QE 26/1).

Dopo essersi confrontato con i promotori dell’iniziativa (in particolare con il numero uno dell’associazione confindustriale, Simone Mori), il manager si è convinto: la nuova realtà non fagociterà i piccoli operatori e anzi permetterà loro di dare maggiore forza alle proprie posizioni.

E questo è stato in sostanza il messaggio lanciato ieri da Simoni nel proprio intervento in occasione dell’assemblea di assoRinnovabili, che alla fine ha approvato l’operazione con soli 6 voti contrari. “E’ una scelta che ha una visione strategica forte ed è anche un segnale di maturità in un contesto che sta fortemente cambiando”, sottolinea. Ma cosa nello specifico ha portato a questo mutamento di posizione?

“Innanzitutto il confronto sui contenuti – spiega – dal dispacciamento prioritario alla generazione distribuita (per la quale nella nuova associazione sarà creata una direzione apposita) passando per la riforma del mercato elettrico.

Da questo punto di vista ho trovato quasi interamente condivisibile l’audizione di Mori al Mise dello scorso febbraio (QE 13/2), in cui parlava di sviluppo del vettore elettrico e integrazione delle Fer, di aste per accompagnarne la crescita, di rifacimenti. Certo, sosteneva anche il capacity market ma forse è tempo che anche il settore delle rinnovabili si renda conto che un supporto da parte del termoelettrico è ancora necessario”.

Poi ci sono le tutele per i piccoli operatori garantite dalla governance, per lo meno nel transitorio.

“E’ prevista una cabina di regia (alla quale probabilmente parteciperà lo stesso Simoni, ndr) nella quale le posizioni saranno discusse con tutti prima di portarle all’esterno e dove i piccoli potranno focalizzare l’attenzione sui problemi concreti, vista la loro vicinanza al territorio”, rimarca il manager.

E nell’assetto a regime? “Certo, il voto confindustriale basato sul peso del singolo associato rimarrà – afferma – ma la vera garanzia è data dal fatto che per i grossi operatori, Enel in primis, le rinnovabili stanno diventando un business primario”.

Per Simoni l’apporto dei colossi potrebbe diventare decisivo anche se si arrivasse ad accordi con soggetti di minori dimensioni, per esempio in funzione internazionalizzazione: “se Kenergia avesse potuto avere Enel come driver ora saremmo molto più avanti”, rimarca.

L’idea di base è che l’associazionismo delle Fer dovrebbe abbandonare “l’impostazione ideologica” e focalizzarsi “sul business”. Ciò significa anche “spostare l’attenzione dalla richiesta di incentivi alla richiesta di regole”. Quindi serve “un soggetto in grado di far pesare le proprie posizioni presso chi le regole le fa”, ossia “il governo, l’Aeegsi, il Gse e anche la Ue”.

Da questo punto di vista, conclude Simoni, Elettricità Futura “può rappresentare un modello per l’Europa, dobbiamo ‘vendere’ questa soluzione anche all’estero”.

 

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