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Accelerazione significativa degli impianti fotovoltaico/accumulo: “Il 2021 è l’anno record, si è realizzato più di quanto fatto negli ultimi 10 anni”.

Lo dicono i dati raccolti (fonte Terna) dall’ultimo rapporto ANIE Federazione – Elaborazione dati di ANIE Rinnovabili, che registrano una risposta netta del settore agli stimoli introdotti dal governo sul fronte “bonus”.

Leggi il comunicato ufficiale.

Il problema, tuttavia, resta. Malgrado si registri un fattore di interesse e di sviluppo senza precedenti, l’impatto e la portata di tali risultati anche immaginando si possano protrarre nel tempo (e su questo più di un’incognita si staglia all’orizzonte), non saranno in grado di raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC al 2030 se estesi nel tempo.

Il perché è chiaro: stimoli fiscali e bonus hanno riguardato il settore residenziale edilizio, con impianti di bassa potenza, insufficienti alla determinazione degli obiettivi. Sono rimasti indietro infatti, impantanati in una lotta ideologico/ambientale strumentalizzata e bloccati da iter legislativi inadeguati sul fronte delle autorizzazioni, gli impianti “utility scale” di grandi dimensioni.


Si legge sul commento al rapporto: “Dall’Osservatorio emerge un quadro non molto incoraggiante in vista degli obiettivi al 2030. Se da un lato i provvedimenti normativi sugli accumuli distribuiti di piccola taglia stanno portando frutti, dall’altro lato i segmenti di mercato di quelli di media taglia e di quelli centralizzati stand-alone stentano molto ad affermarsi. Per quest’ultimi il quadro legislativo è stato definito e sono già stati pianificanti investimenti, mentre il quadro regolatorio ha l’esigenza di essere ulteriormente adeguato.”

Da questo grafico si evince chiaramente che la difficoltà di un approccio industriale alle rinnovabili soffre ancora oggi di logiche nate nel passato che a fatica lasciano spazio alla innovazione:

Ci troviamo oggi davanti ad un ennesimo spartiacque rappresentato dalle emergenze energetiche ed economiche che derivano dalla grave instabilità geopolitica che aggrava pesantemente un problema di approvvigionamento e di innalzamento dei costi iniziato ben prima della guerra. E ancora una volta davanti alla solita sfida: sarà questa l’epoca di un cambio di passo reale o dovremo procrastinare il tutto di un’altra decina d’anni?

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