Il direttore di Assocostieri Dario Soria, interviene con dichiarazioni riportate dal Corriere circa la necessità di ampliare gli investimenti sulla filiera del gas, partendo dai rigassificatori fino agli impianti di estrazione. Naturalmente la premessa è fare fronte all’emergenza energetica che si è abbattuta (già da diversi mesi) sull’Europa e he sta subendo una forte accelerazione in seguito alle modificate e drammatiche condizioni geopolitiche.
Di seguito il link all’articolo di Assocostieri:

Fin qui, nulla da eccepire, se non che le cause dei rincari vengono di fatto attribuite quasi esclusivamente alla contingenza della guerra pur essendo iniziate prima, che tale emergenza rischia di indebolire il percorso ad ostacoli faticosamente affermato con il “Green Deal” e che le scadenza prefissate per la decarbonizzazione rischiano di trovare nuovi freni.
La tesi proposta da Soria è chiara: il Green Deal “…prevede anche che dal 2025 cessi il supporto alle infrastrutture di gas. Questo paletto deve essere eliminato, altrimenti gli investimenti sono troppo rischiosi”.
Dal punto di vista degli investitori, l’assunto appare corretto. Tra i tempi di messa a regime delle nuove strutture e l’attivazione dei nuovi canali di approvvigionamento, come possono essere garantiti ritorni su qualche miliardo di euro investito, entro il 2025?
È un tema che riguarda ogni settore produttivo e che ha riguardato in questi anni tutta la filiera delle rinnovabili: garantire il ritorno degli investimenti in settori che per loro natura sono costretti a ragionare solo sul lungo termine e che faticheranno a predisporsi in tempi rapidi.
Oggi la tecnologia legata alle rinnovabili è pronta, pulita e a costi più bassi. Deve essere sostenuta con più forza attraverso logiche industriali compatibili sia con gli investimenti necessari, che con le emergenze ambientali ormai note a tutti. Serve un cambiamento di rotta più deciso e consistente i cui risultati sarebbero efficaci non solo sul breve termine per compensare l’emergenza in atto, ma anche sul medio e sul lungo compatibilmente ai propositi del Green Deal.
Tutti ci auguriamo che la guerra possa cessare in tempi brevissimi per fronteggiare, prima fra tutte, un’emergenza umanitaria che si presenta gravissima. Ma gli investimenti posti in atto oggi resteranno e non potranno essere dismessi facilmente. È cruciale che siano “sostenibili” per il futuro sotto tutti gli aspetti.
Intanto, è di questi giorni l’allarme siccità della nostra penisola che vede il fiume Po ai minimi storici e le coltivazioni fortemente compromesse. Rischiamo di dover fronteggiare a breve, oltre all’emergenza umanitaria, energetica e climatica, anche quella agro-alimentare.