L’Italia è da sempre in prima linea sul fotovoltaico, con una storia iniziata 40 anni fa.
Una delle prime celle solare fabbricate in Italia negli anni ’80, con uno spessore di 600 micron e una griglia interna in argento. I costi di produzione erano elevatissimi.

In quegli anni la società Pragma, una delle più grandi società di fotovoltaico in Europa fondata e amministrata dall’Ing. Giovanni Simoni (CEO del Gruppo Kenergia), produceva solo pochi kilowatt per anno nei suoi laboratori vicino a Roma.
Nel 1980, a Genova si tenne la prima fiera sull’energia solare (la seconda a livello europeo) alla presenza del ministro dell’industria dell’epoca a dimostrazione dell’iniziale interesse politico verso il fotovoltaico che nel frattempo accresceva velocemente la sua capacità di produzione elettrica, arrivando a circa 1 megawatt nel 1987 prodotti nelle fabbriche della Pragma.
Il fotovoltaico alla Fiera di Genova – 1980 Fiera di Genova – 1980 Cella fotovoltaico negli anni ’80 Fiera di Genova – 1980
Ad oggi, la produzione minima di un’azienda rapportata alle stesse dimensioni e personale impiegato all’epoca dalla Pragma, è di circa 3000 megawatt.
L’automazione del processo produttivo è stata molto difficile e complessa, ma nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un accrescimento produttivo esponenziale che ha portato ai valori attuali la capacità di produzione elettrica fotovoltaica, aumentata appunto di tremila volte rispetto a 40 anni fa. Un importante parametro da tenere a mente nelle previsioni e nella misurazione delle potenzialità del sistema nel contesto delle esigenze della “transizione green”.
L’aumento dell’efficienza dei moduli fotovoltaici ha richiesto molto in termini di tempo e di sviluppo. Nel 1981 l’efficienza era solo del 8-10% e in qualche stabilimento di riusciva ad arrivare a picchi del 22%, ma senza poter utilizzare l’energia prodotta a livello industriale. Oggi la media si attesta al 20%, di fatto simile alla media dei laboratori degli anni 80, ma la capacità di utilizzo di tale energia e questa crescita media rappresenta senz’altro uno dei principali fattori di abbassamento dei costi di produzione.

Altro fondamentale fattore di riduzione dei costi è stato la riduzione della quantità di “materiale” utile alla costruzione dei moduli.
In primis la semplificazione dei processi metallurgici dai quali si ottiene il Silicio, componente base dei moduli, la fase di trasformazione dallo stato liquido al solido attraverso fasi di raffreddamento molto lente, la purezza dei cristalli ottenuti complessa da raggiungere nei processi industriali per una produzione proporzionata ad un’economia di scala, la riduzione dello spessore dei cristalli fino al limite delle possibilità fisiche e del mantenimento della struttura minima necessaria passando dai 16g/Wp fino a meno degli attuali 4g/Wp.
All’abbattimento dei costi di produzione dei pannelli corrispose naturalmente anche una diminuzione dei costi dell’energia prodotta da fotovoltaico. Solo nel 2005 tale costo si attestava ancora ad un valore di dieci volte superiori al prezzo di mercato. Oggi, il costo è competitivo, a livello mondiale, nei confronti dei combustibili fossili petrolio, gas e carbone.
Nel 2006, alla fine di una lunga battaglia politica, il governo italiano decise di adottare misure importanti per favorire lo sviluppo del fotovoltaico. Gli incentivi e le risorse stanziate furono ingenti, nonostante la forte opposizioni delle compagnie petrolifere ed elettriche, che criticavano il piano energetico pensato per i vent’anni successivi. Sommato alla decisione di far gravare sulle bollette elettriche pagate dai cittadini un “quota” di tali incentivi, il fotovoltaico venne percepito in quegli anni come forte occasione speculativa a vantaggio degli investitori, ponendo in secondo piano i vantaggi a lungo tempo sia economici che ambientali.

Già nel 2022 il risparmio annuale in combustibili fossili supererà il costo annuale degli incentivi. Mentre nel 2033 il risparmio cumulativo ottenuto sarà maggiore del totale di tutti gli incentivi distribuiti per il fotovoltaico. Per non parlare ovviamente dell’aspetto ambientale e climatico diventato ormai cruciale per ogni decisione politica ed economica nell’immediato futuro.