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Gli accordi sul clima della COP26 a Glasgow si sono conclusi con alcuni progressi, anche se non sufficienti per garantire che il mondo eviti impatti climatici catastrofici. Se i paesi manterranno i loro impegni, le emissioni di gas serra nel 2030 saranno leggermente inferiori a quanto precedentemente previsto.

Fino ad oggi è stata posta molta attenzione sui risultati climatici dei nuovi impegni della politica climatica. Dati e previsioni che vanno considerate con un notevole margine di incertezza: nessuno è veramente in grado di prevedere le reazioni climatiche del pianeta ai danni arrecati dalle attività umane in atmosfera.

Tuttavia, una nuova analisi mostra che questi risultati sono più incerti di quanto spesso si presume e, soprattutto, potrebbero essere di gran lunga peggiori rispetto a quelli utilizzati dalla narrativa politica per stabilire gli obiettivi “green”.

I ricercatori del progetto EU Horizon2020 Paris Reinforce hanno preso in considerazione le politiche attuali e gli impegni in materia di emissioni fino al 2030 e hanno utilizzato una serie diversificata di modelli di valutazione integrati per estrapolare i dati previsionali in base agli impegni dei governi dal 2030 al 2100.

Il Perito Moreno, famoso ghiacciaio della Patagonia e principale attrazione turistica.

Questo nuovo studio è stato avviato più di un anno fa e si è concentrato sulla diffusione del modello durante la proiezione dell’impegno politico in avanti nel tempo. Attraverso i modelli selezionati, le politiche attuali portano a 2,3-2,9°C di riscaldamento nel 2100, mentre le promesse di riduzione delle emissioni portano a 2,2-2,7°C. Questo intervallo si espande fino a 1,7-3,8°C se si include anche l’incertezza nella risposta climatica.

Il limite inferiore di 1,7 gradi si avvicinerebbe all’obiettivo dall’accordo di Parigi (mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C). Ciò comporterebbe molti più eventi meteorologici estremi di quelli che affrontiamo attualmente a 1,1°C di riscaldamento, ma è probabile che eviterebbe di innescare alcuni cambiamenti irreversibili come il crollo della calotta glaciale dell’Antartico occidentale.

L’interesse durante la COP26 era su dove ci portano le politiche e gli impegni attuali, non sui risultati peggiori. Questo studio è uno dei pochi a concentrarsi sulla sfida delle politiche dal 2030 al 2100.

“Le grandi incertezze indicano che le attuali politiche e impegni politici possono ancora portare a risultati di riscaldamento di 3 ° C nel 2100”, ha affermato Ida Sognnaes, autrice del rapporto per il progetto Cicero . “La falsa precisione dei risultati climatici fornita durante la COP26 può portare i paesi a credere di fare buoni progressi, quando potrebbe effettivamente essere il contrario”.

Il rapporto è stato pubblicato su www.Nature.com

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